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Udienza conoscitiva, con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali rappresentative  del personale  della Polizia Penitenziaria e con il personale della Polizia Penitenziaria,   al fine di acquisire informazioni in merito alle condizioni generali di lavoro degli Agenti in servizio presso la Casa Circondariale di Bologna Dozza e presso  l’Istituto Penale  minorile di Bologna 'Pietro Siciliani' - si allega la richiesta avanzata dalla Consigliera Lucia Borgonzoni - Gruppo Consiliare Lega Nord -

 

Intervento del Segretario Generale della Uil Pa Polizia Penitenziaria di Bologna

 Domenico Maldarizzi

Innanzitutto desidero ringraziare tutta l’Amministrazione Comunale di Bologna, l’Assessore alla Sicurezza Alberto Altini, ed in particolare la Consigliera Comunale Lucia Borgonzoni per aver chiesto alla commissione consiliare di organizzare una udienza conoscitiva sulle condizioni lavorative degli Agenti in servizio presso la Casa Circondariale e l’Istituto Penale per i Minorenni di Bologna e soprattutto per aver dato la possibilità alle Organizzazioni Sindacali di poter esporre alcune delle principali problematiche della Polizia Penitenziaria di Bologna.

Di contro ci auguriamo che da tale audizione scaturiscano degli interventi concreti altrimenti, saremo costretti, a dare ragione a quanti pensano che oggi siamo qui solo per campagna elettorale in vista delle elezioni politiche.

Alla Casa Circondariale di Bologna, per quanto riguarda la popolazione detenuta, la situazione di certo è migliorata rispetto al passato dove si sono raggiunti anche le 1200 unità ma, nonostante questo trend calante, però, la situazione rimane drammatica …la Rocco D’Amato è pur sempre un istituto con una capienza regolamentare di 501 detenuti ma con una presenza di circa 780 con un sovraffollamento del 160%

Le carenze sono evidenti sia dal punto di vista strutturale che economico vedi condotte idriche ormai obsolete che scoppiano vedi carenza di materiale per l’igiene etc….

Di certo non mi soffermerò sulle problematiche della popolazione detenuta poiché, nell’ultimo periodo, sono in tanti ad occuparsi di loro dalla politica, ai vari garanti alla miriade di associazioni volontarie etc ma mi soffermerò sulle condizioni della Polizia Penitenziaria ormai abbandonata dalle istituzioni al pari di tutto il comparto sicurezza.

Non bisogna certamente dimenticare che il sovraffollamento si riflette negativamente e direttamente sul Corpo della Polizia Penitenziaria, il cui organico fissato per legge alla Rocco D’Amato è di 541 unità ma effettivamente in servizio ne sono circa 400, e, nota dolente, sono le centinaia di colleghi distaccate in altre sedi sia per gravi motivi personali ma soprattutto, come spesso accade, per esigenze dell’amministrazione che nella maggior parte dei casi sono distacchi clientelari …cosi troviamo Agenti nelle Procure, Magistratura di Sorveglianza, Dipartimento, Gom, e nei più svariati Ministeri!! 

Tale situazione per il personale è aggravata ancora di più dall'impiego della Polizia Penitenziaria nei compiti più svariati che la Legge ci attribuisce finanche per sopperire alla mancanza di personale del comparto ministeri che, in particolare a Bologna, è stato sempre carente dal punto di vista numerico per questo abbiamo ancora oggi poliziotti ragionieri, segretari, segretari di area trattamentale e segretari dell’Asl.

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Le aggressioni nei confronti dei poliziotti, le risse, gli eventi critici e i reati al loro interno negli ultimi anni, sono triplicati, aumentate di pari passo all’incremento delle evoluzioni e delle libertà di movimento concesse ai detenuti, a dimostrazione di quanto sia difficile conciliare regole di civile convivenza all’interno di un luogo dove la “libertà” non è apprezzata e apprezzabile da tutti. E, di certo, la riforma dell’Ordinamento Penitenziario che si paventa in dirittura d’arrivo non aiuterà la Polizia Penitenziaria per il profilato aumento di attività burocratiche (per esempio le verbalizzazioni delle perquisizioni) dato che il poliziotto penitenziario, solo e senza un adeguato rapporto detenuti/agenti (mai quantificato fino ad ora da nessuno), già oggi fatica a rispettare le numerose incombenze richieste (registrazioni, annotazioni, telefonate, comunicazioni, notifiche ecc..).

Nel momento in cui si realizza un importante cambiamento come quella della modifica dell’ordinamento penitenziario logica vorrebbe che i principali protagonisti di quel cambiamento fossero quantomeno coinvolti nei processi decisionali cosa che fino ad oggi non è avvenuto.

Non è un caso il titolo che abbiamo voluto dare al Congresso Nazionale della Uil PA Polizia Penitenziaria che si svolgerà a Salerno dal 28 al 30 marzo prossimo ovvero  “ Polizia Penitenziaria, un futuro da conquistare”  dove si discuterà appunto di prospettive future.  E, per questo, auspichiamo che il CDM, convocato per oggi, voglia rinviare la pubblicazione dei decreti attuativi con l’indicazione di collocarli all’interno di una riforma complessiva del sistema penitenziario.

Quanto sopra rende particolarmente faticoso e logorante, sul piano sia fisico che psichico, il compito degli agenti effettivamente impegnati nel servizio, spesso con manifestazioni tragiche come dolorosamente ricordano i 7-8 suicidi annuali tra gli agenti su scala nazionale.

Gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, come noto, possono essere coinvolti in qualità di spettatori, soccorritori e protagonisti durante l’espletamento del proprio servizio al punto di mettere a dura prova le capacità di adattamento ad un contesto in cui gli eventi critici sono quasi una routine.

Questi eventi possono avere un effetto traumatico e potenzialmente lesivo dell’idoneità specifica del lavoratore, sia per colui che è rimasto vittima dell’infortunio/incidente, sia per coloro che hanno assistito direttamente all’intervento e/o prestato soccorso. Questo induce nel personale un significativo senso di isolamento sociale e fisico che suscita un sentimento di abbandono da parte della propria amministrazione, una tendenza a confrontare la propria condizione con quella dei detenuti, una monotonia e ripetitività del lavoro che possono risultare dannosi. Non ci risulta che vi sia stata un adeguata sorveglianza sanitaria da parte dei medici competenti in favore di coloro i quali sono stati, loro malgrado, protagonisti di vicende del genere.

Lo “stress da lavoro correlato” è argomento da includere nei documenti di valutazione del rischio che ogni singola Direzione, nelle vesti di datore di lavoro, ha l’obbligo di realizzare.

La carenza di fondi fa si che alla Dozza, ma come del resto in tutto il Paese,  molto spesso, non si riescano a riparare i mezzi per le traduzioni ed i pochi funzionanti tra l’altro sono obsoleti, fatiscenti e la maggior parte con oltre 300.000 km! per questo i poliziotti, come tra l’altro i detenuti, sono costretti a viaggiare d’estate senza aria condizionata e d’inverno magari con infiltrazioni d’acqua.

La carenza d’organico alla Dozza si è ancora più accentuato negli ultimi anni dopo il passaggio della medicina penitenziaria alle Asl sono aumentate a dismisura le visite urgenti, spesso senza essere supportata da serie motivazioni e, decine di volte, i poliziotti hanno assistito in silenzio alle recriminazioni, a ragione, dei medici del pronto soccorso obbligati ad occuparsi di casi evidentemente poco urgenti ….

O le numerose sorveglianze a vista disposte per uno o due giorni soprattutto nei weekend, forse con troppa disinvoltura e, molto spesso, sulla base di 4 domande a risposta multipla formulate ai detenuti nuovi giunti … tutto ciò fa si che numerose unità di Polizia Penitenziaria vengano a mancare all’interno dell’istituto mettendo a serio rischio la sicurezza, l’ordine e la disciplina e, a mio parere e me ne assumo tutte le responsabilità,  mettendo a repentaglio anche la sicurezza pubblica se si pensa che basti che un detenuto asserisca di aver ingoiato una lametta o una batteria che dopo mezz’ora è  inviato fuori dall’ istituto dal personale sanitario per visita presso i locali nosocomi spesso con personale sotto scorta o che  ha già terminato il proprio orario giornaliero di servizio.

La maggior parte dei Poliziotti Bolognesi è originaria del sud che, vuoi per  uno stipendio ormai scandaloso (basti pensare che dopo 9 anni di blocco, al di là di ciò che sbandiera il governo, ha visto un aumento di 40 euro nette), vuoi per il caro casa, non riesce a far sopravvivere la propria famiglia in una città come Bologna con uno stipendio base di 1400/1500 euro al mese.

Questa è una delle principali motivazioni che induce il poliziotto a vivere lontano dai propri affetti e ad alloggiare in una caserma agenti dell’Istituto che pertanto risulta affollatissima oltre che fatiscente, in carente stato di manutenzione (basti pensare che d’inverno piove dal tetto) e di pulizia e che, solo da pochi mesi, siamo stati esentati dal pagamento della stessa.

Per questo sarebbe auspicabile, da parte del Comune di Bologna, un piano di edilizia agevolata riservato, possibilmente, in maniera esclusiva alla Polizia Penitenziaria.

Basta fare visita alla Dozza nelle ore serali e si capisce immediatamente lo stato d’abbandono dell’istituto … abbiamo un parcheggio per le nostre auto quasi sempre aperto e libero all’accesso di chiunque, un viale di accesso all’istituto con manto stradale pieno di buche e con scarsa illuminazione pubblica che lo rende sicuramente pericoloso.

Non vi è la presenza di una video sorveglianza e spesso i sistemi d’allarme antintrusione e antiscavalcamento sono fuori uso… anche per questo chiediamo aiuto all’Amministrazione Penitenziaria ed altresì all’Amministrazione Comunale che potrebbero farsi carico, a nostro avviso, delle spese per un apparato di videosorveglianza, come accaduto in altre città.  Ciò consentirebbe di surrogare le 30 unità di polizia penitenziaria impiegate nel servizio di vigilanza esterna, tramite l’installazione di un sistema di video-sorveglianza, garantendo lo stesso livello di massima sicurezza necessaria.

In questo modo la tecnologia potrà consentire, non solo un reale risparmio di uomini, ma permetterà addirittura di accrescere la protezione interna dell’Istituto, dal momento che le stesse unità potrebbero essere impiegate nei servizi di vigilanza, elevando quindi gli standard di sicurezza qualitativi e quantitativi, consentendo un migliore controllo e osservazione dei detenuti, potendo di fatto alleggerire le pesantissime condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari e garantire, al tempo stesso, agli stessi operatori una sicurezza personale nell’espletamento del servizio.

Non abbiamo un campo da calcio…. o meglio anni fa era in costruzione oggi è diventato una foresta che, molto spesso, ospita immigrati e senza fissa dimora, avevamo un campo da tennis…oggi è diventato un ricettacolo di bisce e topi, tra l’altro in adiacenza della caserma agenti..

Questi sono i problemi principali della Casa Circondariale di Bologna che di certo sono anche dell’Istituto Penale per minori di Bologna … a cui si aggiunge una struttura che per anni è stato un cantiere a cielo aperto

Lavori che speriamo siano terminati come ci auguriamo che un giorno termini il susseguirsi di Comandanti e Dirigenti

Sono anni ormai che come OO.SS non riusciamo ad avere un’interlocutore stabile nei minori

La Rocco D’Amato.… il Pratello hanno bisogno delle istituzioni …. della loro città.

Aiutateci ad espletare il nostro lavoro, la nostra missione nei migliori dei modi!!!!

DOMENICO MALDARIZZI

Segretario Generale Uil P.A. Polizia Penitenziaria Bologna

 

 

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