Egregi,
             i dati relativi al sovraffollamento dei penitenziari italiani appare indiscutibilmente preoccupante, con 60.116 presenze al 30 novembre scorso; a ciò si raggiunge un indice di sovraffollamento del +117% e, seppur tale surplus viene spalmato sui singoli Istituti, il sovraffollamento dell’Istituto Bolognese ormai si attesta al 165%.

A fronte di una capienza regolamentare di 498 detenuti la presenza attuale registra un numero spropositato di detenuti pari a 823, seppur con due sezioni inagibili presso il Reparto Infermeria e comprenderete bene come tale situazione influisca inevitabilmente in negativo sulle condizioni di vita dei detenuti, con conseguenze drammatiche che ricadono sul personale di polizia penitenziaria

Condizioni di lavoro che risultano gravosissime soprattutto presso il primo piano del Reparto Giudiziario, laddove la sezione 1C - a seguito della riorganizzazione dei circuiti - è diventata sezione  “Accoglienza” per detenuti nuovi giunti.

La circolare GDAP del 18.07.2022 proprio sul punto prevede che “la permanenza in dette sezioni dovrà essere la più breve possibile e comunque strettamente ed esclusivamente legata ai tempi di attesa necessari per le operazioni di immatricolazione le quali indicativamente non devono superare le 24 h e potrà essere di durata maggiore solo per coloro che sono al primo ingresso in carcere e dovrà essere sostenuta da una adeguata osservazione e proposta di supporto psicologico, nonché da valutazioni di ordine sanitario

Nell’Istituto bolognese, al contrario, in tale sezione permangono sia i soggetti trasferiti da altri Istituti che i nuovi giunti permangono per mesi, a causa della mancanza di posti in altre sezioni che ad oggi sono tutte al massimo della capineza tollerabile, e dunque per l’impossibilità di dare corso alle dimissioni dal polo accoglienza e all’ammissione a vita comune.

Ciò comporta che i detenuti ivi allocati non possano fruire né del regime ordinario, che prevede la permanenza fuori dalla camera per 8 ore, né tantomeno del regime a trattamento avanzato, con l’inevitabile conseguenza che gli stessi permangono nella camera detenitiva per 20 ore, senza possibilità di fuire di alcuna attività trattamentale o rieducativa, se non le ore d’aria.

Appare evidente la gravissima violazione che si configura nel caso di specie: in primis viene violata sistematicamente la CEDU, con conseguente condanna certa in capo all’amministrazione penitenziaria in caso di reclamo ex art. 35 ter O.P.

In ogni caso non poter garantire ai detenuti i basilari diritti previsti oltre che dalla Carta Costituzionale anche dalla normativa penitenziaria (partecipazione alle attività ricreative e trattamentali, possibilità di frequentare corsi scolastici, diritto ad essere inseriti nelle graduatorie lavorative, diritto a pemanere fuori dalla camera per almeno 8 ore), si traduce inevitabilmente in aggressioni fisiche e verbali ai danni del personale di polizia penitenziaria, rifiuto di rientrare nelle proprie camere per le più svariate ragioni, problemi di convivenza di ogni tipo. Appare evidente che la situazione di costrizione e di “chiusura” senza soluzione di continuità in cui si trovano a vivere coloro che sono ristretti al 1C, esaspera gli animi non solo dei detenuti ma anche di coloro che quotidianamente sono costretti a gestire una situazione diventata ormai intollerabile: basterebbe verificare il numero di eventi critici che giornalmente si verificano all’interno di quella sezione per comprendere ciò di cui stiamo discorrendo.

            Oramai nell’Istituto Bolognese tutto è diventato di “difficile gestione”: un semplice diverbio tra detenuti ristretti nella stessa camera crea problemi che appaiono insormontabili per il personale di polizia, che non ha neanche la possibilità di effettuare un “cambio cella”; e preso atto che gli interventi deflattivi rappresentano “una goccia nel  mare”, tutti i giorni si spera nella scarcerazione di qualche detenuto per avere quantomeno la certezza di poter “dare un posto letto” al prossimo nuovo giunto o di poter risolvere una semplice situazione di incompatibilità tra due detenuti che sono allocati nella stessa camera.

Se a tutto ciò aggiungiamo che nel tempo è anche cambiata la tipologia del detenuto, e che l’istituto bolognese oramai ospita prevalentemente soggetti extracomunitari che non hanno nulla da perdere, tossicodipenti privi di ogni tipo di riferimento sul territorio, e soggetti affetti da problematiche psichiatriche, appare evidente lo scotto che deve pagare quotidiamente il personale di polizia penitenziaria, che giornalmente “combatte una guerra ad armi impari”, con la speranza che non venga appiccato un incendio, che non riceva uno sputo o peggio ancora che non venga aggredito.   

Per quanto sopra si sollecitano immediati provvedimenti deflattivi di detenuti compreso il blocco degli ingressi dei nuovi giunti e delle assegnazioni da altri Istituti.

In attesa, si porgono distinti saluti

Domenico Maldarizzi