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Che il carcere genera violenza e illegalità è un dato di fatto e spesso la cronaca parla di droga e telefonini sequestrati all’interno di qualche istituto di pena.

E di ieri l’operazione che Il Nucleo investigativo della Polizia Penitenziaria, con i colleghi in servizio alla “Rocco D’Amato” e con la Squadra mobile della Questura, hanno portato a termine un’importante operazione tesa a scardinare il mercato clandestino di droga e telefoni all’interno del carcere bolognese un’inchiesta che ha messo nero su bianco la ricostruzione di come detenuti e un dipendente di una ditta esterna del sopravvitto sarebbero arrivati a mettersi in affari per far entrare all’interno del carcere di Bologna, droga da spacciare fra i reclusi e telefoni cellulari per consentire a personaggi della criminalità organizzata di mantenere i contatti con l’esterno.

A darne notizia è Domenico Maldarizzi Segretario Nazionale della Uil PA Polizia Penitenziaria .

Nel corso del blitz sono state effettuate perquisizioni nelle sezioni dell’alta sicurezza (e anche in alcuni altri settori della casa circondariale) che hanno permesso di ritrovare tredici cellulari e un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti, nascoste nei luoghi più disparati.

L’operazione che ha interessato tutto il carcere è stata organizzata dai vertici del penitenziario bolognese, e si è protratta per tutta la mattinata.

"Ciò è potuto avvenire – continua Maldarizzi -  grazie alla grande professionalità del reparto di polizia penitenziario della “Rocco D’Amato” che in maniera incessante, porta avanti una lotta senza quartiere per bloccare l’ingresso di materiale proibito nel penitenziario di via Del Gomito"

Purtroppo – chiosa il Segretario della Uil - gli sforzi degli Agenti tesi ad affermare la legalità ed il rispetto delle regole all’interno del carcere, trovano  molte difficoltà a causa del sovraffollamento di detenuti e della carenza dell’organico di polizia penitenziaria"

“Da tempo chiediamo all’amministrazione penitenziaria  di contrastare l’utilizzo dei telefonini  da parte dei detenuti mettendo in campo delle apparecchiature che permettono di disturbare o inibire la trasmissione o ricezione dei cellulari per renderli inutilizzabili. Invece no, mentre  i delinquenti fanno uso di ogni mezzo compresi  anche piccoli droni (pilotati dall’esterno) per far entrare direttamente nelle loro stanze materiale vietato (telefoni, droga ecc.ecc.) i poliziotti non hanno nessuna arma a disposizione se non l’intelligenza e la professionalità".

Non possiamo che esprimere vivo compiacimento per questa ennesima operazione svolta dai poliziotti penitenziari in servizio a Bologna tesa a prevenire l’introduzione di materiale proibito all’interno del carcere. E confortante e rassicurante – conclude Maldarizzi -  per la comunità che, dei lavoratori come quelli di Bologna costretti a carichi di lavoro massacranti, non perdono la lucidità e la serenità  necessaria per far fronte, con la dovuta professionalità, a tutte quelle situazioni che possono mettere in difficoltà o in pericolo la sicurezza del carcere

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